sabato 8 agosto 2015

STORIA DELLE MIE DISGRAZIE



Abelardo
STORIA DELLE MIE DISGRAZIE
E LE LETTERE D'AMORE DI ELOISA
autobiografia - Newton & Compton
Tascabili Economici Newton
Collana 100 Pagine 1000 lire
Prima edizione - 1994
brossurato - lire 1.000


Nihil credendum nisi prius intellectum”, dice il teologo Pietro Abelardo: “Non si deve credere in nulla se prima non lo si è capito”. Non c’è da meravigliarsi se a lungo le sue acute analisi della Bibbia e dei testi dei Padri della Chiesa gli abbiano causato persecuzioni e accuse di eresia, soprattutto dal suo più aspro avversario, Bernardo da Chiaravalle. Eppure, Abelardo non era certo uno che non credeva in Dio o che predicava la dissolutezza. Tuttavia, si poneva delle domande e invitava tutti a cercare delle risposte. 

"Historia calamitatum" è una breve autobiografia di Abelardo scritta come lettera a un amico perchè costui, sentendo narrate le disgrazie occorse al filosofo, si consolasse delle proprie. La scrittura di Abelardo è intrigante e avvincente, e nonostante i secoli di distanza il lettore moderno si sente partecipe della vicende romanzesche della sua vita, non certo limitate alla sua famosa storia d'amore con Eloisa. Meraviglia appunto la capacità di Abelardo di descrivere gli accadimenti senza eccessiva enfasi retorica, con precisione ed efficacia, senza ridondanza. Anche la Parigi dell'undicesimo secolo appare viva, credibile e reale; e soprattutto è coinvolgente la storia di passione con la giovanissima Eloisa, che costò ad Abelardo l'evirazione per vendetta da parte dello zio di lei, tale Fulberto. 

L'ottima introduzione di Gabriella D'Anna mette in evidenza come Eloisa si sia donata ad Abelardo con tutto il suo essere, anima e corpo, per tutta la vita: addirittura, la sua consacrazione a Dio (successiva all'evirazione del compagno) fu fatta non già per vocazione ma per adesione convinta alla richiesta dell'amato. Abelardo invece visse la sua storia con la ragazza con passione e trasporto finchè durò, dopo l'evirazione si convinse che Dio lo chiamava (proprio con quell'atto di violenza che aveva dovuto subire) ad elevarsi verso la trascendenza, e dunque il suo amore per Eloisa si stemperò in un ricordo meno passionale, in una visione filosofica della vicenda. Quando lei cominciò a scriverle lettere molto calde nella reminescenza dei loro trascorsi, Abelardo la invitò a non insistere su quel versante ma a seguirlo su piani più alti dell'esistenza. E lei, aderendo come sempre alle richieste dell'unico suo amore, non toccherà più certi tasti (due lettere d'amore di Eloisa sono contenute in appendice al volume). Molto interessante è anche seguire Abelardo nelle sue continue dispute filosofiche, il suo sapere catturare l'interesse degli uditori, il suo avere continuamente al seguito schiere di appassionati entusiasti della sua arte retorica; e come al solito, i geni scomodi suscitano risentimenti e invidie, e nei tribunali i mediocri hanno sempre ragione delle menti superiori perchè i giudici sono ottusi e miopi, legati alla lettera dei regolamenti, alla più grigia interpretazione delle scartoffie, incapaci di seguire l'intelligenza che si libra più alta dei loro assurdi codici. Infatti, Abelardo fu perseguitato e condannato proprio per l'esercizio del suo pensiero libero e superiore.

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