domenica 29 novembre 2015

AMARA, VERVELIA E CRIPZIA


AMARA, VERVELIA E CRIPZIA
STORIE BREVI DI BELLISSIME ZOMBIES
di Nik Guerra e Cristina You-Bad-Girl
Edizioni Di
2015, brossurato
116 pagine, 20 euro

"Nik è il diminutivo di Nicola, nonché l'anagramma di Ink, inchiostro", scrive di sé il disegnatore nelle Note in appendice. D'altro canto, "You-Bad-Girl" vuol dire "Tu, ragazzaccia", e dunque anche la sceneggiatrice si sceglie un nome d'arte che, in qualche modo, identifica la sua originale calligrafia applicata al fumetto dark, trasgressivo persino nei confronti della trasgressione. Già, perché Nik e Cristina trasgrediscono le regole dello splatter, dell'horror, dell'erotico e del macabro realizzando un volume che evita i luoghi comuni e spiazza il lettore: niente sesso, anche se le storie e i disegni sono carichi di sensualità; nessun morto, anche se abbondano le tombe; nemmeno un po' di paura, ma strizzate d'occhio ironiche e maliziose. Il che non significa che non ci siano emozioni: al contrario. Le figure femminili di Nik Guerra sono sempre estremamente conturbanti, e il loro abbigliamento (curato nei minimi dettagli) eccita più di un nudo integrale. Cristina You-Bad-Girl, dal canto suo, gioca con gli zombie, anzi, le zombie, ideando tre eroine (una diversa dall'altra) che non obbediscono alle regole di George Romero e non sono come la consuetudine prevede debbano essere. Amara Long, procace morta vivente sui tacchi a spillo, non mangia ma si rigenera venendo mangiata (in questo il segreto della sua immortalità); Vervelia Bones, pantera bionda, si risveglia in un cimitero per andare ad aprire ogni notte un negozio di tatuaggi e si nutre dell'acqua marcia dei vasi da fiori delle tombe; Cripzia Coffin, la più pericolosa delle tre, dorme in una bara e ne esce periodicamente per andare a nutrirsi di cervelli umani, ma andando in giro ai giorni nostri non ne trova più, così come sono spariti i negozi di dischi: "in che epoca di merda sono finita?", si chiede, poco prima di venire addirittura scambiata per una cosplayer. Le tre macabre vamp sono protagoniste di varie storie brevissime e divertenti, in cui gli ammiccamenti erotici si fondono con folgoranti frecciate di satira sociale e di costume. Non manca un incontro con Magenta, il più celebre dei personaggi usciti dal pennello di Nik Guerra. La seconda parte del volume, come era già successo con il precedente, presenta le bellissime matite del disegnatore e una carrellata di pin up a colori.

lunedì 23 novembre 2015

LA CASA FANTASMA


LA CASA FANTASMA
di May e Jacques Futrelle
Polillo Editore
2008, brossurato
64 pagine, 9.90 euro

Dando per scontato il plauso alla Polillo per i suoi gialli d'epoca della collana "I bassotti", non si può non consigliare la velocissima lettura di questa chicca nata dall'idea di un redattore dell'Assiciated Sunday Newspaper (che realizzava supplementi domenicali per vari quotidiani). Jacques Futrelle, infatti, scrittore americano nato in Georgia nel 1875, giornalista, regista e attore teatrale, era, nel 1907 al culmine della sua fama soprattutto come giallista. Aveva ideato, infatti, un detective infallibile, il professor Van Dusen, soprannominato "La macchina pensante", protagonista di un piccolo gruppo di racconti (tra cui il celebre "Il problema della cella n. 13"). Se Futrelle non fosse morto a soli trentasette anni, avrebbe sicuramente iscritto il suo nome a caratteri cubitali nella storia del giallo mondiale. Purtroppo, il suo nome figura tra le vittime del naufragio del Titanic, con cui scomparve dopo aver messo in salvo la moglie May. Proprio May è l'autrice della prima parte de "La casa fantasma". In realtà, la donna aveva proposto all'Associated Sunday un racconto di spettri in cui un automobilista si perde percorrendo una strada in campagna, trova un bivio che non avrebbe dovuto esserci, si imbatte in una fattoria non segnata sulle carte e cerca rifugio in una casa i cui occupanti sembrano non vederlo e che poi scompare. A May Furtrelle fu risposto che il racconto sarebbe stato pubblicato a patto che il marito Jacques avesse aggiunto una seconda parte in cui Van Dusen risolve l'enigma dando una spiegazione logica all'accaduto. E così è stato fatto. La Macchina Pensante, in effetti, fornisce la più convincente delle soluzioni. In appendice, una nota biografica racconta della triste sorte dell'autore sul transatlantico più famoso del mondo nell'aprile del 2012, e anche questo resoconto vale la lettura.

sabato 21 novembre 2015

LA MARCIA DELLA DISPERAZIONE


LA MARCIA DELLA DISPERAZIONE
di Guido Nolitta e Gallieno Ferri
Sergio Bonelli Editore
2015, brossurato
416 pagine, 15 euro
E' con questo volume (assieme a un piccolo gruppo di altri, in brossura e cartonati) che la Bonelli esordisce nel settore della produzione destinata distribuzione libraria, a partire dall'autunno 2015. Per Zagor, si è scelto di iniziare con una formato che ricorda da vicino quello degli Oscar Mondadori dedicati ai fumetti bonelliani, in modo da proseguire una tradizione più che decennale in passato premiata dal pubblico. In futuro, ci saranno proposte anche confezionate in altro modo. La storia chiamata a fare da apripistra è il classico dei classici, sicuramente posizionato nella top five di ogni lettore zagoriano con un saldo retroterra storico. Insieme a "Odissea Americana" o "Zagor Racconta", la "Marcia della Disperazione" è non soltanto un cult, ma anche un must. Non solo per il bacio di Frida, che pure ha regalato ai lettori che se lo trovarono inaspettatamente davanti nel 1974 (quando uscì la prima edizione dell'avventura) più emozioni di una invasione aliena su Darkwood, ma anche per la tensione drammatica che sorregge il racconto di Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli), ricco di personaggi memorabili. 
Il barone Max Von Swieten, per esempio, barone asburgico e nipote dell’imperatore d’Austria, annoiato come tutti i sangueblu, che ha la passione per la caccia e vuole provare emozioni insolite. Perciò, ha organizzato una costosa trasferta in America per mettersi alla prova nella caccia al bisonte, naturalmente in compagnia di altri sfaccendati amici altolocati e di tutto un codazzo di accompagnatrici, oltre che di servi e perfino di musicisti al seguito. Cinico e superficiale, abituato a far sistemare dai propri scagnozzi le pratiche “sgradevoli” come l’eliminazione (lontano dai suoi occhi) di chi lo infastidisce, il barone è costretto dagli eventi a cambiare atteggiamento. Si rende conto, infatti, di quanto sia stato folle il suo viaggio nelle grandi praterie e di come il suo titolo nobiliare nulla valga di fronte a Zagor e alla minaccia di Winter Snake.
Il fiero capo dei Kiowas, poi, è una di quelle figure che non si possono dimenticare dopo essersele trovate di fronte. “Il mio nome è Winter Snake e la mia capanna è colma di scalpi di nemici vinti in combattimento! Per questo sono stato scelto come capo dei Kiowa: perché non tempo nessuno!” E con queste parole che il bellicoso sakem di una tribù delle grandi praterie si presenta allo Spirito con la Scure, sottintendendo che, ovviamente, non teme neppure il Re di Darkwood. Fa così irruzione nella saga zagoriana un personaggio destinato a lasciare il segno, e a rimanerci a lungo, facendo ritorno in numerose occasioni. In questa prima storia, Winter Snake si propone come avversario: non, però, come nemico. Il capo Kiowa, fiero e aspro, difende infatti la sua gente, anche se nel farlo mette a repentaglio, oltre alla vita dei veri colpevoli, quelli di alcuni innocenti. Sarà difficile per Zagor risolvere la difficile situazione, apparentemente combattendo chi ha ragione e difendendo chi ha torto.
E quindi c'è lei, Frida Lang. “Mi ero proposta di mostrarmi degna di te, volevo farti capire che io sono diversa dalle altre donne del gruppo. Voglio che tu comprenda quale compagna potrei essere per un uomo che conduce una vita avventurosa come la tua”, sussurra Frida, abbracciando Zagor in una scena di questo volume. Figlia del colonnello Lang, segretario del barone Von Swieten, la ragazza è una giovane austriaca irretita dal fascino dell’uomo della frontiera che lo Spirito con la Scure incarna e rappresenta. Ma al di là dell’infatuazione del primo momento, la ragazza sembra avere davvero tutte le caratteristiche per far breccia nel cuore del Re di Darkwood: è bella, intelligente, sensibile, coraggiosa e intraprendente. “Io sono innamorata di te”, dice quando il nostro eroe si troverà a decidere quale futuro dare alla loro breve storia d’amore. Un futuro che in effetti ci sarà, dato che Frida tornerà, anni dopo la sua prima apparizione, di nuovo sulla scena, suscitando ancora batticuori e emozioni in tutti i lettori rimasti folgorati dalla scena del suo primo bacio. Peccato solo per il modo con il quale lo Spirito con la Scure qui se la dà a gambe deciso a interrompere sul nascere un rapporto che, comunque, di certo non avrebbe avuto vita facile. 
Vogliamo poi dimenticare "Memphis" Joe? Joe Shepard è stato caratterizzato graficamente da Gallieno Ferri in maniera efficacissima. Impossibile non guardarlo trovarlo odioso e antipatico fin dalla prima occhiata. E difatti la guida della comitiva dei nobili austriaci si rivela ben presto perfido e senza scrupoli, disposto, per denaro, a calpestare non solo le più elementari regole del diritto naturale, ma anche quelle del buon senso. La punizione che il destino ha in serbo per lui è terribile e catartica, e fa riflettere. 
Ci sono però anche i personaggi di contorno, come il violinista. “E’ buffo... non ho mai impugnato una pistola in tutta la mia vita, e ora devo usarla proprio contro di me!”, dice Klein, il violinista austriaco che il baron von Swieten ha portato con sé in America perché allietasse le serate della comitiva con il suono del suo strumento. E in effetti il musicista non è avvezzo alle armi da fuoco, abituato com’è a impugnare soltanto l’archetto con cui scivola sulle corde del violino. Per questo, dopo essere caduto da un dirupo ed essersi spezzato le gambe, chiede a Zagor di poterlo suonare un’ultima volta, prima di essere raggiunto dai Kiowas. Cercare di portarlo in salvo, infatti, vorrebbe dire segnare la fine di tutti gli altri fuggitivi. Un personaggio indimenticabile, per quanto protagonista di poche pagine. Insomma, un capolavoro, stampato peraltro con la cura che si merita e corredato da una bella prefazione di Graziano Frediani.

domenica 15 novembre 2015

KAREL THOLE, PITTORE DI FANTASCIENZA



KAREL THOLE, PITTORE DI FANTASCIENZA
a cura di Fabio Massimo Manini
Fondazione Rossellini
2012, brossurato
184 pagine a colori, 35 euro

Immaginate di poter avere fra le mani un catalogo che riunisca tutte le copertine illustrate da Karel Thole per "Urania" da quella del n° 233 (luglio 1960) a quella del n° 1088 (luglio 1988), l'ultima da lui firmata. Immaginate di poter corredare questa strabiliante antologia con i testi di critici illustri e di gradevolissima lettura come Gianni Brunoro, Giulio Cesare Cuccolini, Giuseppe Lippi e Franco Spiritelli. Immaginate di poter anche contare sulla testimonianza di Carlo Fruttero e Franco Lucentini e su quella di Giuseppe Festino. Non fareste di tutto per procurarvi un volume simile? Ecco: è stato stampato in sole mille copie numerate e io posseggo la m° 381, che non mi stanco mai di sfogliare. Karel Thole è entrato nella mia vita insieme agli Oscar Mondadori con il ciclo della Fondazione e da allora ne fa parte. Continua a farne parte anche se è scomparso nel 2000, qualche anno dopo che ebbi la fortuna di conoscerlo di persona durante una manifestazione che anch'io contribuii a organizzare. Era olandese, nato nei pressi di Amsterdam nel 1914, ma si era trasferito in Italia nel 1958 in cerca di orizzonti più vasti per il proprio straordinario talento di illustratore. Trent'anni dopo, un grave disturbo alla vista obbligò l'artista a rallentare la produzione e dunque non poté più garantire la gran quantità di copertine che la Mondadori gli richiedeva per "Urania" e i suoi supplementi. Realizzava i lavori commissionati basandosi su brevi riassunti dei romanzi che gli venivano forniti, talvolta note così scarne che per chiunque sarebbe stato impossibile trarne qualcosa di davvero adatto al contenuto. Eppure lui riusciva a disegnare immagini così suggestive, evocative, visionarie, inquietanti e potenti che talvolta valevamo da sole più del testo che seguiva le sue copertine. Varietà di stili e di tecniche ma soprattutto inesauribile fantasia: questo era Karel Thole, questo è Karel Thole, presente per sempre.