lunedì 7 dicembre 2015

BIGLIETTI, PREGO




BIGLIETTI, PREGO
di David Herbert Lawrence
Edizioni Corriere della Sera
2012, brossurato
100 pagine, 2.80 euro

Più del racconto (che pure è gradevole) è interessante parlare della collana in cui è inserito, quella delle "Twin Stories" che uscivano in allegato con il "Corriere della Sera", al costo di 2,80 euro più il prezzo del quotidiano. "Piccoli capolavori che fanno grande il tuo inglese", dice lo slogan che presenta la collezione di agili libretti (cento pagine in tutto): questo perché a fronte del testo tradotto in italiano c'è quello in lingua originale, corredato da annotazioni linguistiche e stilistiche. Della collana fanno parte racconti dei più grandi scrittori inglesi e americano, da Scott Fitzgerald a Jack London. Nel caso di Lawrence, i racconti sono due: "Tickets, please" e il brevissimo "Sorriso", scritti poco prima degli anni Venti. Lawrence è l'autore del celebre romanzo "L'amante di Lady Chatterley": uno scrittore inquieto, che soffriva l'ansia dei suoi tempi in cui l'industrializzazione, la modernizzazione, la ricerca del profitto, il ritmo frenetico della vita sociale, la civilizzazione stessa gli sembravano opprimere la naturale vita emotiva, interiore, dell'uomo, e interrompere il flusso vitale fra la sua anima e quella del cosmo. Di umili origini (suo padre era minatore), morì giovane, a 45 anni, nel 1930, e la sua breve vita fu segnata dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale, a cui non partecipò per le sue condizioni di salute (era tubercolotico) ma che influì sulla sua percezione della società come qualcosa di più ammalata di lui.

La guerra ha qualcosa a che vedere anche con "Biglietti, prego": la storia si svolge tra i dipendenti delle ferrovie britanniche, dove lavorano anche molte donne, con l'incarico di bigliettaie, dato che molti uomini sono al fronte. Per Lawrence, ciò rappresenta un abbrutimento, anziché una conquista: lo si capisce anche dall'insistenza con cui descrive la bruttezza dei paesaggi industriali delle Midlands inglesi in cui il treno compie il suo tragitto. Un conducente del convoglio, John Thomas Raynor, forte di essere uno dei pochi maschi disponibili, seduce una per una tutte le colleghe, finché una di esse, abbandonata dopo essersi innamorata, convince le altre vittime a organizzare una vendetta collettiva, un po' come fanno "Le ragazze di San Frediano" nel romanzo di Pratolini (che è del 1949) nei confronti di Bob. La trama è semplicissima, la narrazione essenziale, la lettura in inglese è molto gradevole. 

In aggiunta al primo racconto ce n'è un secondo. "Smile", "Sorriso": un testo che avrebbe fatto la gioia di Freud, e che, appunto per questo, a me ha ricordato i racconti di "Piccola borghesia" di Elio Vittorini, freudiani quant'altri mai. Matthew giunge all'ospedale poco dopo che la moglie Ofelia è morta e, benché ne sia addolorato, viene percorso anche da un senso di liberazione al pensiero della sua nuova vita senza di lei. Perciò, anziché piangere, gli viene da sorridere. Ma subito subentra il senso di colpa e si deve sforzare per assumere l'atteggiamento più consono alle circostanze, quello che tutti si aspettano da lui. "Never was a man more utterly smiless", conclude Lawrence: mai vi fu un uomo più totalmente privo di sorriso.

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