venerdì 11 marzo 2016

IL GRANDE GATSBY




IL GRANDE GATSBY
di Francis Scott Fitzgerald 
edizione con testo a fronte 
Marsilio, 2011
436 pagine, 24 euro

A convincermi a prendere in mano questo classico della letteratura americana, pubblicato nel 1925, è stata, la lettura del graphic novel "SuperZelda" della Minimum Fax, di Tiziana Lo Porto e Daniele Marotta,la biografia fumettata che ho recensito sul  blog "Freddo cane in questa palude". Zelda, personaggio in grado di rivaleggiare, come icona del suo tempo, con il marito, è Zelda Fitzgerald, la moglie di Francis Scott a cui "Il grande Gatsby" è dedicato ("Ancora una volta, a Zelda"). L'approdo al capolavoro di Fitzgerald è stato piacevolmente appassionante, nonostante il romanzo proietti il lettore in un contesto che sembra surreale: quello della New York degli anni Venti, simili per certi versi ai nostri anni Ottanta, sopra le righe, libertini, fatti di apparenza più che di sostanza, arrivisti, cinici, modaioli, festaioli, veloci, disinibiti, in corsa verso il disastro ma a suon di musica, come sul Titanic. La storia non è una storia, dato che alla fine i fatti principali accadono tutti fuori scena, raccontati come sono da un testimone, Nick Carraway, che non li conosce o non è presente mentre accadono, e che li racconta spostandoli nel tempo o collocandoli in modo sbagliato. Però, anche se Gatsby, il protagonista (negativo o positivo, vittima o carnefice, è difficile dirlo), non fa quasi niente mentre è alla ribalta del palcoscenico, cioè sotto gli occhi del narratore, quel che davvero succede o è successo viene fatto intuire al lettore, chiamato a cercare di decifrarlo, e perciò coinvolto e incuriosito. Il senso del racconto è la ricerca di una "grandezza" intesa come scalata sociale da parte dell'uomo che dà il titolo al romanzo: ci viene presentato (ed appare agli occhi del provinciale Nick, venuto dal Middle West a lavorare come agente di borsa a New York) con attributi mitici e leggendari (vive in una villa immensa, dà continuamente feste meravigliose, si favoleggia sulle sue imprese di guerra, sui suoi studi in Europa, sulle sue parentele altolocate, sulla sua ricchezza smisurata, sul suo gusto nel vestire ma anche sulla sua misteriosa solitudine, sul suo non bere, sulla sua malinconia). Ma chi è davvero Gatsby, che cosa vuole, perché è così inquieto? Perché tante feste, se poi non vi partecipa? Lentamente, Nick scopre che Gatsby coltiva il sogno di un amore per una ragazza, Daisy, conosciuta in gioventù, prima degli eventi bellici, quando i due si erano amati ma poi il destino li aveva separati. Adesso, Gatsby vuole riconquistarla nonostante lei si sia sposata con un altro. Ma ci sono altre cose che Nick scopre: la ricchezza di Gasby non deriva da eredità famigliare o da fortuna nel commercio, ma dal fatto di essere a capo di un'organizzazione malavitosa. E l'uomo ha umili, anzi, umilissime origini: tutta la sua ostentazione di ricchezza deriva dalla voglia di riscatto, di affermarsi in una società di cui, in passato, era vissuto ai margini. Se non aveva potuto sposare Daisy, era appunto perché era senza mezzi. Adesso i mezzi li ha, e la rivuole proprio perché la ragazza rappresenta quello che non aveva potuto avere. La fanciulla è un personaggio ambiguo, che nel finale segnerà appunto la rovina di Gatsby, il cui sogno di grandezza si interrompe in modo brusco e imprevedibile: se il personaggio di Fitzgerald rappresenta il sogno americano dell'uomo che costruisce il proprio destino, si tratta di un sogno destinato a infrangersi. L'edizione Marsilio, che gode di una strepitosa e moderna traduzione di Roberto Serrai, ha il testo inglese a fronte: è un piacere, di tanto in tanto, bearsi del suono delle frasi originarie, scoprendo come lo scrittore sappia davvero manovrare in modo magistrale le potenzialità della lingua.

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