lunedì 7 novembre 2016

IL NUOVO TESTAMENTO: UNA INTRODUZIONE



IL NUOVO TESTAMENTO: UNA INTRODUZIONE
di Bart D. Ehrman
Carocci
2015, 570 pagine, 
brossurato, 35 euro

Sgombriamo subito il campo da un possibile equivoco: non è un trattato di teologia. Almeno, non nell'accezione confessionale del termine. Non è un libro religioso, o almeno non si rivolge a credenti di una fede piuttosto che di un'altra. Ai fini della lettura è assolutamente indifferente credere o non credere in Dio e ritenere o non ritenere Gesù Cristo suo figlio morto sulla croce per i nostri peccati. Di che cosa parla, allora, questo corposo e affascinante tomo? Semplice: esamina il Nuovo Testamento (ventisette libri scritti in lingua greca da quindici o sedici autori diversi tra il 50 e il 120 della nostra era) dal punto di vista filologico e storico, trattando cioè i testi che per molti sono sacri come testi suscettibili di studi tecnici e scientifici. Si valuta cioè una possibile datazione, ci si interroga sull'identità degli estensori, si inseriscono gli scritti in un contesto e in un genere letterario paragonandoli ad altri simili che non fanno parte della Bibbia o che appartengono a letterature diverse da quella giudaica. Bart D. Ehrman, insegnante presso l'Università della North Carolina è un grande esperto di studi biblici e di letteratura cristiana antica, e autore di molti saggi sulla figura storica di Cristo e sui vangeli apocrifi. Di lui, ho letto già molto: quanto basta, almeno, per essere certo della sua affidabilità di studioso. Del resto, Ehrman non propugna tesi rivoluzionarie ma riferisce, con rigore, i risultati delle ricerche più recenti presentando ciò che la maggior parte degli esperti ritiene ma tenendo conto anche del parere, magari opposto, di altri. Il livello del saggio è scientifico ma il tono divulgativo, con una gran quantità di box riassuntivi e sezioni di approfondimento degli argomenti che facilitano l'approccio ai non iniziati. Prima di ogni analisi, l'autore spiega anche il metodo seguito che può variare a seconda del tipo di testo che si esamina. Chiunque voglia capire davvero in che cosa consista il Nuovo Testamento, al di là di ciò che viene poi presentato nei catechismi o nelle letture domenicali in chiesa, troverà interessante e scoprirà verità insospettabili, come per esempio quella della datazione dei Vangeli, scritti fra i 35 e i 65 anni dopo la morte di Gesù da autori anonimi che in nessun caso dicono di essere stati testimoni dei fatti raccontati. Più recenti sono invece alcune Lettere di San Paolo, che pur comparendo dopo nell'ordine canonico dei testi, sono fra i primi a essere stati scritti. Del resto anche i Vangeli non sono in ordine. Quello di Marco, il Vangelo più antico, viene presentato come secondo dopo Matteo (perché Marco non contiene accenni all'infanzia di Gesù). Non sappiamo naturalmente chi sia Marco né chi sia Matteo (di sicuro non due Apostoli), ma del resto non sappiamo neppure chi abbia scritto molte delle Lettere di San Paolo, dato che è certo come non siano tutte opere del fulminato sulla via di Damasco. Di ogni testo si esaminano la struttura, lo stile, la lingua, la cultura dell'autore, i suoi intenti, il pubblico a cui si rivolgeva, il contesto storico, le differenze nelle varie versioni che ci sono giunte. Insomma, lasciando perdere ogni discussione sull'ispirazione divina degli scritti, questi vengono dissezionati come se fossero oggetti da sottoporre a ogni sorta di indagine tecnica e scientifica. Il risultato è quello di assistere a una spettacolare visita guidata nei sotterranei di una chiesa di solito chiusi al pubblico.

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