venerdì 23 dicembre 2016

DOPO UN LUNGO SILENZIO



DOPO UN LUNGO SILENZIO
di Tiziano Sclavi e Giampiero Casertano
Sergio Bonelli Editore
cartonato, 144 pagine, 
2016, 19 euro

L'ho letto e ho ritrovato Dylan Dog, almeno quello che piace a me (che so di non fare testo, e ogni lettore ha il "suo" Dylan preferito, così come chi legge le avventure dello Spirito con la Scure ha il "suo" Zagor preferito - basterebbe solo non pretendere che il resto del mondo si debba adeguare, e io non lo pretendo). Il titolo allude alla lunga assenza di Tiziano Sclavi dalla scrittura dell'Indagatore dell'Incubo, da lui creato nel 1986 senza immaginare il travolgente e clamoroso successo a cui il charatcter (scritto con il pennino intinto nel proprio sangue, nelle proprie lacrime, nel proprio sudore) sarebbe stato destinato. Però allude anche al silenzio delle persone amate dopo la morte, al silenzio della solitudine, al silenzio di Dio, al silenzio dei segreti inconfessati, al silenzio degli abbandoni. Al silenzio che è una delle paure e dei dolori più grandi, quando si cercano risposte, aiuto, motivazioni, appigli, e non si trovano. Sclavi torna da maestro e sembra non aver perso lo smalto di un tempo. Cavalca del resto un suo cavallo da battaglia: la disperazione, l'abisso, il pozzo senza fondo dell'alcolismo. Chi lo abbia letto in passato, in romanzi, interviste, fumetti, lo sa. Io ero presente a una riunione in Bonelli in cui, dando il suo assenso a una campagna contro la tossicodipendenza proposta dal Comune di Firenze e denominata "Droga out", Tiziano volle rimarcare come premessa il dato statistico secondo il quale sono molte (ma molte) di più le vittime dell'alcool di quelle dell'eroina o di qualunque altro veleno del genere. Dylan Dog, ex alcolista, da sempre ben determinato a non bere neppure un bicchiere di birra per accompagnare la pizza, cade quasi per caso (con una facilità sconcertante - ma conforme a quanto si riscontra nella realtà) in un crescendo di bevute che lo portano di nuovo in fondo al baratro. Per uscirne, serve la consapevolezza del proprio stato e il coraggio di ammettere a voce alta "io sono un alcolista". L'altra vicenda che si intreccia con la prima è quella di un altro bevitore, che cerca nell'alcool la voce della moglie morta anni prima, che continua a non rispondergli nonostante ne avverta la presenza. Bello e straziante l'alternarsi delle due trame, e la soluzione (che soluzione non è, o almeno non è rassicurante) che con tempi perfetti porta alla chiusura di un racconto magistrale. Casertano non delude, chiarezza esemplare per efficacia narrativa nella sua interpretazione grafica. Da notare come Sclavi non tenga in considerazione il recente restyling della serie, quasi come si sia voluto riallacciare al punto in cui lui si era fermato, dicendoci: "Dove eravamo rimasti?". La storia è apparsa in contemporanea in edicola, nella serie regolare di Dylan Dog con una copertina completamente bianca, bella idea, (mentre questo volume ne ha una nera) ed è corredata da una prefazione di Roberto Recchioni, da vari schizzi preparativi e dal testo della sceneggiatura. Esiste una anche terza versione (una sorta di varianti cover) per il circuito Mondadori.

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