venerdì 24 febbraio 2017

L'ULTIMO CRIMINE




L'ULTIMO CRIMINE
di Ben H. Winters
Piemme
2016, cartonato
310 pagine, 17.90 euro

La trilogia gialla dell'asteroide in rotta di collisione verso la Terra giunge a conclusione. O almeno così sembra, anche se potrebbe esserci lo spazio per proseguire visto che il finale del terzo romanzo lascia ancora un piccolo spazio di manovra. Ho già parlato, qui sopra, dei primi due titoli della serie di Ben Winters: "Un omicidio alla fine del mondo" e "Il conto alla rovescia". Protagonista ne è un poliziotto (poi ex-poliziotto, visto il "rompete le righe" collettivo che si è data l'intera umanità), Hank Palace. Con lui, il cane Houdini incontrato nel primo racconto, ambientato sei mesi prima dell'impatto. Il secondo ci aveva portato a settanta giorni. Adesso siamo a meno di una settimana. Della civiltà come la conoscevamo è rimasto ben poco, e proprio il disfacimento sociale è l'aspetto più interessante della trilogia, che però conserva le caratteristiche della narrativa poliziesca. Palace, in qualche modo e come può, indaga comunque su dei casi misteriosi: omicidi, scomparse di persone, ricostruzione di eventi sulla base di indizi. A pochi giorni dalla fine del mondo (in realtà non è possibile prevedere che conseguenze avrà in Nord America la caduta di un asteroide di sette chilometri di diametro sopra l'Indonesia) Hank decide di lasciare un rifugio che offre qualche possibilità di sopravvivenza per cercare sua sorella Nico, sparita dopo essersi unita a una setta complottista convinta che il Governo nasconda la verità sulla catastrofe imminente. Le indagini lo portano in una piccola cittadina, praticamente deserta, dove il gruppo di Nico sembra aver allestito un bunker sotterraneo. Nei paraggi, una comunità Amish che non ha contatti con il resto del mondo non sa ancora nulla dell'asteroide in arrivo. Il meccanismo giallo in questo romanzo è più labile, ma si resta con il fiato sospeso in attesa dell'impatto...

mercoledì 22 febbraio 2017

IL CONTO ALLA ROVESCIA






IL CONTO ALLA ROVESCIA
di Ben H. Winters
Piemme
2016, cartonato
310 pagine, 17.90 euro

Il conto alla rovescia iniziato nel precedente romanzo della trilogia di Ben Winters è giunto a una settantina di giorni dall'impatto. Un gigantesco asteroide di sei chilometri e mezzo di diametro è in rotta di collisione contro la terra. Si sa che cadrà sull'Indonesia, ma non saranno soltanto le regioni del Sud-Est asiatico a pagarne le conseguenze: metà umanità sarà spazzata via subito o quasi subito per il terribile propagarsi di onde sismiche, tsunami ed eruzioni vulcaniche; l'altra metà morirà nei giorni e nei mesi successivi per i sommovimenti causati dalla catastrofe e per l'oscuramento del sole provocato dalle polveri proiettate nell'atmosfera, che faranno estinguere tutte le specie vegetali la cui vita si basa sulla fotosintesi. Forse qualcuno sopravviverà, se avrà trovato un rifugio sicuro dall'altra parte del mondo e avrà acqua e viveri per resistere fino al ritorno della luce solare. Già da mesi la società civile ha cominciato a sfaldarsi: non c'è più uno Stato (o almeno non si occupa dei cittadini), niente corrente elettrica, nessun notiziario, black-out di Internet, il denaro non ha valore e chi vuole comprare qualcosa deve barattarlo con qualcos'altro, possibilmente roba utile alla sopravvivenza. I suicidi, anche di gruppo, sono all'ordine del giorno; le sette religiose imperversano; droghe e alcool scorrono a fiumi; in molti cercano di realizzare una lista di desideri, quali che siano, prima della fine del mondo. Hank Palace, il detective protagoniste di "Un delitto alla fine del mondo" (il primo volume della trilogia), non ha più un lavoro: gli è arrivato una sorta di pensionamento anticipato e forzato, una sorta di "rompete le righe" simile a un "si salvi chi può". Però, quando una amica, Martha Milano, gli chiede aiuto per ritrovare il marito Brett misteriosamente scomparso, Hank non sa dirle di no. Secondo Martha, Brett non l'avrebbe mai lasciata volontariamente perché le aveva promesso di aspettare l'impatto accanto a lei. Vero è che la gente scompare dovunque, nell'attesa della fine, per cercare scampo o briciole di felicità dovunque siano, e se ci sono amanti clandestini non indugiano e se ne vanno via insieme. Ma Brett non è tipo da avere un'altra donna, giura la moglie. Palace è un ex-poliziotto e dunque sa come si conducono le indagini: però non ci sono più i telefoni, non si possono diramare avvisi, non c'è modo di consultare banche dati, ci si deve perfino muovere in bicicletta perché nessuno rifornisce più di carburante i distributori. Tuttavia Hank comincia a cercare, e la sua inchiesta si intreccia con le vicende di Nico, sua sorella, finita a fare parte di un gruppo di complottisti convinti che il Governo non abbia detto tutta la verità su Maia, l'asteroide in arrivo, e che ci sia la possibilità di salvarsi dando ascolto a uno scienziato dissidente che le autorità terrebbero sotto chiave. Lo scenario apocalittico che fa da cornice al "giallo" è molto più inquietante rispetto al primo romanzo, con cui ci sono vari personaggi in comune. Inevitabile prepararsi alla lettura del terzo.

giovedì 16 febbraio 2017

UN OMICIDIO ALLA FINE DEL MONDO


UN OMICIDIO ALLA FINE DEL MONDO
di Ben H. Winters
Piemme
2016, cartonato
320 pagine, 17.90 euro

Cosa fareste se fosse data la notizia che fra meno di un anno un asteroide di quasi sette chilometri di diametro si schianterà contro la Terra? Il detective Hank Palace, ostinato poliziotto in servizio a Concord, nel New Hampshire, continua a fare il suo lavoro: indaga sui casi di omicidio, mentre il mondo attorno a lui va a rotoli. A sei mesi dall'impatto, ci sono già evidenti segni di disgregazione sociale: ognuno si prepara a modo suo per la fine del mondo, anche se ancora non si sa dove cadrà Maia (così è stata chiamata la pietra in rotta di collisione e in rapido avvicinamento) e non sono chiari gli effetti: di sicuro la maggior parte della popolazione mondiale morirà subito o quasi subito, per i superstiti (se ce ne saranno) si tratterà di resistere a un lungo oscuramento del sole causato dalla polveri sollevate nell'atmosfera, che provocheranno la fine della vita vegetale basata sulla fotosintesi. C'è chi reagisce alla prospettiva drogandosi, chi finendo preda di deliri religiosi, chi abbandona la famiglia per realizzare una lista di ultimi desideri, e chi si suicida. Proprio un caso (fra i tanti) di suicidio attira l'attenzione di Palace: Peter Zell, assicuratore apparentemente impiccatosi con la cintura dei pantaloni nel bagno di un MacDonald's, secondo Hank in realtà è stato ucciso. Ma che senso ha cercare un assassino, ammesso che di omicidio si tratti, mentre il mondo sta per finire? Il giallo, che pure è un giallo coi fiocchi, è soltanto un pretesto per provare a immaginare come potrebbe essere il conto alla rovescia verso l'apocalisse. Attorno a Palace si intrecciano storie personali, d'amicizia, d'amore e di famiglia. Hank ha una sorella, Nico, entrata a far parte di una sorta di setta complottista convinta che il Governo nasconda la verità e ci sia qualcosa riguardante Maia che non viene detta; si innamora di una donna che però gli viene quasi subito uccisa sotto gli occhi; rischia di farsi arrestare per abuso d'ufficio e di attendere la fine del mondo dietro le sbarre di una cella, magari abbandonato dagli stessi carcerieri. Però, nonostante tutto, Palace indaga: e il caso di Peter Zell si rivela sintomatico rispetto appunto al dramma che l'umanità sta vivendo. "Un omicidio alla fine del mondo" è il primo capitolo di una trilogia che scandisce il conto alla rovescia verso l'impatto. Si può leggere autonomamente ma fa venire voglia di scoprire il seguito: anche perché nelle ultime pagine viene rivelato dove cadrà Maia.

venerdì 10 febbraio 2017

IL CASO SAINT-FIACRE



IL CASO SAINT-FIACRE
di Georges Simenon
Adelphi
1996, brossurato
149 pagine, 10 euro

Scritto nel 1932, è uno dei romanzi della fase iniziale della saga di Maigret, quelli in cui il burbero commissario della polizia giudiziaria parigina si sposta dalla capitale francese per svolgere indagini in borghi di provincia sempre diversi. Di solito si tende a considerare migliore la fase successiva, quella in cui invece Maigret investiga sotto la Tour Eiffel (anche se non mancano dei capolavori anche tra le prime prove, come dimostra il formidabile "Il porto delle nebbie"). Per la precisione, "L'affaire Saint-Fiacre" (questo il titolo originario) è iil tredicesimo romanzo (su oltre settanta) dedicato al celebre poliziotto dalla pipa in bocca perennemente accesa. Secondo alcuni, e riporto un giudizio letto in Rete, si tratta di "uno dei più bei libri di Simenon. Imperdibile". Personalmente, dissento. Bisogna comunque partire dal presupposto, credo incontestabile, che qualunque cosa porti la forma di Simenon meriti la lettura, e che i romanzi con le indagini di Maigret sono imprescindibili: magistrali, mai banali, pieni di sfaccettati personaggi indagati nelle loro psicologie, piacevoli da leggere, capaci di trasportarci in atmosfere sempre diverse. Oltre a tutto ciò, "Il caso Saint-Fiacre" ha un ulteriore elemento di attrattiva: scopriamo che il commissario è nato proprio a Saint-Fiacre (località comunque immaginaria), a pochi chilometri da Moulins, e lì ha vissuto la sua giovinezza: suo padre era l'intendente e amministratore del castello dei Conti Saint-Fiacre, ed è sepolto nel cimitero della locale parrocchia. Così, il viaggio del corpulento poliziotto in quel borgo di provincia è una sorta di ritorno alle origini. Così, quando a Parigi arriva una lettera anonima che dice: "Vi informo che nella chiesa di Saint-Fiacre, durante la prima messa del giorno dei Morti, sarà commesso un delitto", Maigret parte subito. E in effetti, sotto i suoi stessi occhi, muore l'anziana contessa, che lui, da bambino, aveva ammirato come splendida donna in gioventù. Apparentemente si tratta di un infarto, di un cedimento del cuore. Le indagini mettono in luce come il patrimonio della vedova (il conte era morto molti anni prima) veniva da tempo rosicchiato da parassiti e approfittatori di ogni risma, tra cui l'unico, sconsiderato figlio Maurice. Uno di loro ha architettato un piano diabolico che ha provocato la morte della contessa, ma chi? Ecco, mentre Simenon resta insuperabile nell'analisi interiore dei probabili assassini, della vittima, dei personaggi di contorno (l'albergatrice Marie Tatin, l'avvocato, il chierichetto), non riesce a congegnare un altrettanto impeccabile meccanismo poliziesco. Non è cercando di fare il verso ad Agatha Christie o a John Dickson Carr che lo scrittore francese troverà la sua strada: fortunatamente da lì a poco imboccherà quella giusta: il giallo psicologico. Per di più, a un certo punto è Maurice Saint-Fiacre a prendere in mano la conduzione delle indagini e a organizzare una drammatica riunione di tutti i sospetti attorno a un tavolo su cui è posata una pistola. Maigret fa solo da spettatore, senza essere venuto a capo di nulla. Non è lui il risolutore. E la soluzione (il modo con cui vi si arriva, la tecnica stessa del delitto, l'indecifrabile invio dei biglietto che lo anticipa, le mosse del colpevole) è convince. So già però che il prossimo caso di cui leggerò sarà migliore, anzi, un capolavoro.

mercoledì 8 febbraio 2017

MEMORIE DI ADRIANO



MEMORIE DI ADRIANO
di Marguerite Yourcenar
Einaudi
2014, brossurato
340 pagine, 13 euro

Affascinante e a tratti sorprendente per la descrizione "dal vivo" di realtà storiche lette come "morte" sui libri di scuola, "Le memorie di Adriano" non sono però né un romanzo, né un saggio storico. Pubblicata per la prima volta nel 1951 in Francia (dopo essere stata concepita dalla Yourcenar già negli anni Venti e poi a lungo rielaborata dopo una lunga fase di minuziosa documentazione), l'opera ha vinto il Prix des Critiques. Il libro è suddiviso in sei parti (prologo ed epilogo compresi) ed è immaginato come una lunga epistola scritta dall'anziano imperatore Publio Elio Traiano Adriano, nato in Spagna nel 76 dopo Cristo e morto a Napoli nel 138, indirizzata al giovane Marco Aurelio, a sua volta futuro sovrano. Nella lettera, Adriano si confessa sentendosi giunto ormai prossimo alla morte e racconta la sua vita. Adriano fu indubbiamente uno dei migliori imperatori romani: conservò le conquiste del suo predecessore Traiano, e sotto il suo governo si praticarono e si svilupparono la tolleranza, l'efficienza, le arti e la filosofia. Del resto, educato ad Atene (città a cui fu sempre legatissimo), Adriano era imbevuto di cultura ellenica, illuminata e cosmopolita. Stupisce il numero e la diversità di mete dei sui ininterrotti viaggi in tutte le regioni dell'Impero e la capacità con lui l'imperatore riusciva a trattare con popoli diversissimi fra loro, da quelli delle isole inglesi ai Parti ai confini sud orientali. Le riflessioni contenute nella lettera spaziano dai trionfi militari (spesso conclusi con trattati di pace convenienti per entrambi i contendenti) all'amore verso la musica e la poesia. Ma colpisce anche la storia d'amore omosessuale con il giovanissimo amante Antinoo, morto prematuramente e celebrato con l'imbalsamazione del corpo in una piramide egizia. Né Antinoo fu l'unico, in una società molto più aperta (da questo punto di vista) della nostra. Il senso dell'opera sta forse proprio della scelta, non casuale, dell'autrice di un'epoca in cui non si credeva più negli dei, ma il Cristianesimo non si era ancora imposto con i suoi dogmi e le sue regole e costrizioni, per cui c'era spazio per l'umanità. La Yourcenar cita a qesto proposito Flaubert: "Quando gli dèi non c'erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c'è stato un momento unico in cui è esistito l'uomo, solo". Dal mio punto di vista, c'è però un difetto nelle "Memorie di Adriano": consiste nel suo non essere un romanzo, per cui manca la tensione drammatica, mancano i dialoghi, mancano i colpi di scena, manca la costruzione letteraria con i climax che fanno la gioia dei lettori. Tutto resta piatto e sommesso, pur trattandosi di un'opera di fantasia (benché documentata e realistica). Da leggere, comunque, e meditare dopo aver sottolineato frasi come questa: "Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri".

venerdì 3 febbraio 2017

DOSSIER MAGENTA



DOSSIER MAGENTA
di Nik Guerra
Edizioni Di
2016, brossurato
120 pagine, 20 euro

Se accettare un consiglio, non fatevi sfuggire nessun volume di Nik Guerra: e non lo dico solo ai maschietti, che si beano gli occhi di fronte alla bellezza intrigante dei personaggi femminili che escono dalle sue matite e dai suoi pennelli, ma anche alle fanciulle che sicuramente sapranno apprezzare acconciature, abbigliamento e accessori delle eroine raffigurate (e mai raffigurate del tutto nude o in pose oscene: solo seducenti). Con "Dossier Magenta", Guerra riporta sulle scene il suo personaggio più celebre e celebrato in mezzo mondo (quello almeno che non vela le donne): Magenta. E lo fa con una storia d'azione, di spionaggio, di sparatorie, di inseguimenti e vendette che si si susseguono dalla prima all'ultima pagina, senza che mai, però, le esplosioni e le sparatorie riescano a far passare in secondo piano la sinuosità delle forme delle belle donne sulla scena. Eric Stanton, Bill Ward, John Willie, Gene Bilbrew e chissà quanti altri autori fetish fanno parte dell'immaginario di Nik Guerra quando disegna le sue amazzoni dominatrici e volitive ma anche ammiccanti e seducenti. In "Dossier Magenta" le donne sono assolute protagoniste, sia dalla parte del bene che da quella del male. Gli uomini sono assolutamente superflui. Siamo a Parigi nel 1962: qualcuno distribuisce film hard con protagonista una sosia di Magenta, per screditare la dark lady che vive a Londra (ladra come nei migliori fumetti neri italiani, ma anche detective, alla maniera di Zakimort). L'attrice però muore strangolata sulla scena e il film, vero e proprio snuff movie, utilizzato per ricattare il riccastro colpevole dell'omicidio. Sembra di ritrovare Magnus & Bunker, nei loro migliori episodi di Kriminal. Anzi, di Satanik.

mercoledì 1 febbraio 2017

LE VACANZE DI MAIGRET



LE VACANZE DI MAIGRET
di Georges Simenon
Adelphi
1999, brossurato, 
180 pagine, 10 euro

"Les vacances de Maigret", questo il titolo originale, è stato pubblicato per la prima volta in Francia nel 1948 ed è il ventottesimo (su oltre settanta) romanzo dedicato da Simenon al suo burbero commissario parigino, che qui sembra inizialmente un pesce fuor d'acqua e si muove impacciato, almeno inizialmente, in ambienti in cui non si trova a suo agio, come l'ospedale gestito da suore dove è stata ricoverata sua moglie (la "signora Maigret" citata in tanti racconti), vittima di un attacco di appendicite proprio al suo arrivi a Les Sables d'Olone, là dove la coppia ha deciso di trascorrere qualche settimana al mare. La località marittima (in Vandea) non è stata scelta a caso da Simenon, che ci era stato varie volte (tra il 1944 e la fine della Guerra vi era addirittura rimasto bloccato dagli eventi bellici). Benché vi si trovi in ferie, Maigret non può fare a meno di interessarsi a due morti misteriose che si verificano a Les Sables, entrambi riguardati due giorni donne, Emile e Lucille. La prima sembra solo un tragico incidente (la portiera chiusa male di una automobile fa cadere fuori la passeggera), la seconda è chiaramente un caso di strangolamento. Apparentemente non c'è nessun rapporto fra i due casi, essendo le vittime di diversa e lontanissima estrazione sociale. Ma la morte di Emile, alcune ore dopo la caduta dall'auto, avviene nell'ospedale dove è ricoverata la signora Maigret, e una delle suore ha ascoltato le enigmatiche parole pronunciate dalla ragazze nel suo ultimo delirio. Le indagini sono svolte dalla polizia locale, tuttavia Maigret vi partecipa da dietro le quinte, come consulente coinvolto per caso (lui, lo dice continuamente, è lì in vacanza), e fa subito dei progressi che lo portano a superare i colleghi e arrivare per primo alla soluzione del caso. E' interessante vedere come il commissario, man mano che vieni coinvolto nella vicenda, torna nei suoi panni di sempre e lo riconosciamo dopo averlo visto spaesato e a disagio fra suore, bagnanti e paesani. Il caso è insolito anche perché sembra di assistere una indagine del tenente Colombo: chi sia l'assassino lo si intuisce quasi subito, anche perché gioca a sfidare il commissario come i colpevoli telefilm americano fanno con il poliziotto di Peter Falk, ma l'interesse deriva dal modo in cui Maigret arriva a ricostruire le vicende, individuare il movente, incastrare il responsabile e farlo confessare. Si scopre persino l'esistenza di una terza vittima, un giovane creduto partito per Parigi e che invece giace cadavere in una cisterna a casa del suo uccisore. Come al solito, Simenon è maestro nel descrivere tipi umani (a partire dall'odiosa compagna di camera della signora Maigret, per arrivare al dottor Philippe Bellamy passando per la pescivendola Popin, il cameriere Francis, i giocatori di bridge, il suo albergatore, la vicina di casa di Lucille, le varie suore). Un giallo psicologico pieno di risvolti, un piccolo gioiello.