mercoledì 8 febbraio 2017

MEMORIE DI ADRIANO



MEMORIE DI ADRIANO
di Marguerite Yourcenar
Einaudi
2014, brossurato
340 pagine, 13 euro

Affascinante e a tratti sorprendente per la descrizione "dal vivo" di realtà storiche lette come "morte" sui libri di scuola, "Le memorie di Adriano" non sono però né un romanzo, né un saggio storico. Pubblicata per la prima volta nel 1951 in Francia (dopo essere stata concepita dalla Yourcenar già negli anni Venti e poi a lungo rielaborata dopo una lunga fase di minuziosa documentazione), l'opera ha vinto il Prix des Critiques. Il libro è suddiviso in sei parti (prologo ed epilogo compresi) ed è immaginato come una lunga epistola scritta dall'anziano imperatore Publio Elio Traiano Adriano, nato in Spagna nel 76 dopo Cristo e morto a Napoli nel 138, indirizzata al giovane Marco Aurelio, a sua volta futuro sovrano. Nella lettera, Adriano si confessa sentendosi giunto ormai prossimo alla morte e racconta la sua vita. Adriano fu indubbiamente uno dei migliori imperatori romani: conservò le conquiste del suo predecessore Traiano, e sotto il suo governo si praticarono e si svilupparono la tolleranza, l'efficienza, le arti e la filosofia. Del resto, educato ad Atene (città a cui fu sempre legatissimo), Adriano era imbevuto di cultura ellenica, illuminata e cosmopolita. Stupisce il numero e la diversità di mete dei sui ininterrotti viaggi in tutte le regioni dell'Impero e la capacità con lui l'imperatore riusciva a trattare con popoli diversissimi fra loro, da quelli delle isole inglesi ai Parti ai confini sud orientali. Le riflessioni contenute nella lettera spaziano dai trionfi militari (spesso conclusi con trattati di pace convenienti per entrambi i contendenti) all'amore verso la musica e la poesia. Ma colpisce anche la storia d'amore omosessuale con il giovanissimo amante Antinoo, morto prematuramente e celebrato con l'imbalsamazione del corpo in una piramide egizia. Né Antinoo fu l'unico, in una società molto più aperta (da questo punto di vista) della nostra. Il senso dell'opera sta forse proprio della scelta, non casuale, dell'autrice di un'epoca in cui non si credeva più negli dei, ma il Cristianesimo non si era ancora imposto con i suoi dogmi e le sue regole e costrizioni, per cui c'era spazio per l'umanità. La Yourcenar cita a qesto proposito Flaubert: "Quando gli dèi non c'erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c'è stato un momento unico in cui è esistito l'uomo, solo". Dal mio punto di vista, c'è però un difetto nelle "Memorie di Adriano": consiste nel suo non essere un romanzo, per cui manca la tensione drammatica, mancano i dialoghi, mancano i colpi di scena, manca la costruzione letteraria con i climax che fanno la gioia dei lettori. Tutto resta piatto e sommesso, pur trattandosi di un'opera di fantasia (benché documentata e realistica). Da leggere, comunque, e meditare dopo aver sottolineato frasi come questa: "Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri".

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