venerdì 9 giugno 2017

ROBERTO RECCHIONI, UN ASSO NELLA RETE




ROBERTO RECCHIONI, UN ASSO NELLA RETE 
a cura di alino, Claudio Circio, Raffaele De Fazio, Emanuele Soffitto
Comicon Edizioni
2017, brossurato
112 pagine, 15 euro

La collana "Gli audaci", dedicata (almeno finora) ad autori di fumetti italiani posti sotto i riflettori di Comicon, la grande kermesse fumettistica napoletana, giunge con questo titolo al sesto volume dopo quelli riservati ad Aldo Di Gennaro, Alfredo Castelli, Mino Milani, Silver e Milo Manara. Si tratta di libri compilati a più mani grazie a testimonianze di colleghi, critici, sodali o comunque persone informate sui fatti, chiamate a raccontare la personalità e l'opera del fumettista in oggetto. Non, dunque, saggi biografici esaustivi e ponderosi ma una sorta di "documentario" scritto, articolato in vari interventi e corredato da una intervista all'autore di cui si sta parlando. Colpisce, nel caso di Roberto Recchioni, la differenza di età con i titolari dei precedenti volumi: RRobe (questo l'abbreviativo per gli amici) è del 1974 ed è di ventidue anni più giovane di Silver (1952), di ventisette anni più giovane di Castelli (1947), di ventinove anni più giovane di Manara (1945), di trentasei anni più giovane di Di Gennaro (1938) e addirittura di quarantasei anni più giovane di Milani (1928). Non cito queste date per divertimento statistico ma per sottolineare quel che è evidente a chi si avventuri nella (coinvolgente e divertente) lettura del libro targato Comicon: Recchioni è "altro" rispetto ai suoi predecessori non soltanto in funzione della propria personalità artistica ma anche perché appartenente a una generazione cresciuta con i videogiochi, i cartoni animati giapponesi, gli effetti speciali al cinema, i mille canali TV, i social, i telefonini, le consolle, Internet. Recensendo, non troppo tempo fa, in questo stesso spazio, l'autobiografia a fumetti "Memorie a 8 bit" di Sergio Algozzino, sottolineavo (a dispetto dei guai che è giusto tocchino al recensore che parla di se stesso invece che del libro recensito) la diversità fra una infanzia come quella che ho avuto io (nato nel 1962) e quella di Algozzino (di dodici anni più giovane). E questo gap si nota in ogni passaggio del volume dedicato a RRobe, personaggio multimediale ed eclettico, sì, ma di quell'eclettismo e multimedialità che soltanto i nativi digitali possono esprimere. A ciò si aggiunge la fortissima volontà di proiezione dell'io dell'autore, che diventa tutt'uno con la sua opera al punto che nella maggior parte dei casi è difficile scindere il creatore (lo sceneggiatore) dalla creatura (la sceneggiatura). E non è soltanto per la personale calligrafia, ma per la volontà di autoaffermazione che contraddistingue Recchioni, bulimico (da questo punto di vista) di vita, di palcoscenico, di scrittura, di scontri, di polemiche, di sogni, di idee, di sfide. Non a caso il libro Comicon offre dell'autore un ritratto che soltanto in parte è quello di un fumettista: si parla di lui come critico cinematografico, recensore di videogiochi, influencer, webstar, inventore di linguaggi, polemista, icona pop, addirittura si analizzano, come se fossero (e lo sono) sue opere gli articoli del suo blog. Il fumetto è solo una parte del tutto, forse neppure la predominante. Amato e odiato per il suo essere e il suo divenire, Rrobe (valente disegnatore oltre che sceneggiatore), sembra incapace di trovare una collocazione, una identificazione, un ruolo univoco. Non si può neppure definirlo un "maestro" (come nel caso degli altri "Audaci"), perché incapace di tracciare una strada o indicare una rotta. RRobe è lui, soltanto lui, nel bene e nel male, vulcanico, sulfureo, coltissimo, coatto, dal multiplo registro, violento, poetico, criptico e pop. I fumetti, di sicuro, gli vanno stretti.

Nessun commento:

Posta un commento