giovedì 7 settembre 2017

VANGELO SECONDO MARIA



Barbara Alberti

VANGELO SECONDO MARIA
Castelvecchi 
2007, brossurato,
160 pagine, 14 euro


Uscito nella prima volta nel 1979, quando Barbara Alberti aveva 36 anni, il "Vangelo di Maria" non ha perso, nonostante il passare del tempo, la sua potenza eversiva e la sua attualità. La Madonna di questo romanzo è di totale rottura con quella della tradizione, figura pochissimo presente nei Vangeli (tutta l'impalcatura mariana è stata costruita a posteriori con la sedimentazione devozione e teologica). Maria di Nazareth è una donna che ha detto "sì"; la Maria di Barbara Alberti dice "no". L'idea stessa su cui si basa il racconto è così potente da far inserire di diritto questo vangelo orgogliosamente femminista (ma di un femminismo sui generis, poetico e non barricadiero) nell'ideale gruppo di testi che meglio di altri raccontano la donna (con altri, certamente, di segno, opposto, che descrivono magari l'angelo del focolare). Il "Vangelo secondo Maria" descrive una ragazza ribelle e vitale che rifiuta un destino già segnato, un futuro già scritto, una vita di cui non si è artefici ma è programmata da altri. Sfugge a un matrimonio combinato, si sottrae ai maneggi famigliari, si ribella al ruolo e alla sottomissione. Bellissimo il suo matrimonio casto con un illuminato Giuseppe (prima rifiutato poi accettato di fronte alla figura di un uomo che può scegliere e che non gli è imposto) che le fa da padre e da maestro lasciandola libera di realizzare i suoi sogni e i suoi desideri, di essere se stessa. Barbara Alberti, nel momento cruciale dell'Annunciazione non nega il Divino: l'angelo annuncia a Maria quel che sappiamo. Cambia però la risposta di lei, in un finale decisamente sconvolgente. "Ti basti sapere che ciò che ti è accaduto da quando sei nel mondo era previsto, perché arrivassi a essere il vaso di Dio", dice il messaggero celeste. Tutto previsto: come il destino di ogni donna. E' a questa "previsione" che Maria si ribella, vuole uscire dal disegno. E riguardo al peccato originale, così risponde: "Non considero la conoscenza un peccato, ma un dovere dell'uomo. E se davvero sei pentito per averci scacciato, perché non distribuisci piuttosto la sapienza? Mi parrebbe soluzione più ingegnosa dell'altra, che ci umilia. Se elimini la colpa, un redentore è superfluo. Ecco, Dio. Ti ho esposto i miei argomenti. Aspetto i tuoi".

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