sabato 2 settembre 2017

MONOLITH





Roberto Recchioni
Mauro Uzzeo
LRNZ
MONOLITH
1° e 2° tempo
Sergio Bonelli Editore
2017, due volumi di 100 pagine
cartonati, 16 euro ciascuno

Cominciamo a distribuire i meriti. Il soggetto della storia (“una storia che si è formata nella testa tutta insieme, completa di un inizio, di uno svolgimento e di una fine”, spiega l’autore nella prefazione) è di Roberto Recchioni. La sceneggiatura del fumetto (e in parte anche del film che ne è stato tratto) è di Mauro Uzzeo. I disegni sono di LRNZ, al secolo Lorenzo Ceccotti, il cui unico demerito è di essersi scelto uno pseudonimo impronunciabile, che è anche stato lo scenografo della versione cinematografica firmata da Ivan Silvestrini. Della pellicola non dirò nulla (perché non ho potuto vederne che un accattivante trailer). Del fumetto, dirò dopo. Dell’idea che è alla base di entrambi dico subito che è fantastica. Un’indistruttibile automobile supertecnologica progettata e programmata per proteggere da ogni pericolo chi la guida e chi ci viaggia, si trasforma in una trappola mortale per un bambino rimasto chiuso dentro dopo che la madre ne è scesa in seguito all’investimento di un cervo lungo una strada sperduta in un deserto americano. In pratica, i protagonisti sono due: la donna e il figlio. Tre con la macchina. Ricorda il genere di film di “Mamba” (quello con la ragazza chiusa in una casa ugualmente tecnologica con letale e aggressivo serpente) o di “Frozen” (due sciatori rimasti bloccati di notte su una seggiovia, con il freddo che li sta uccidendo e i lupi sotto che aspettano di farsene un boccone). Recchioni racconta come il soggetto sia stato subito opzionato per farne un film, che ha avuto una lavorazione travagliata durata molti anni, e di come la Sergio Bonelli Editore sia entrata in un secondo momento fra i partner della produzione cinematografica proponendo anche una versione a fumetti. Si tratta in effetti del primo film con il marchio Bonelli sul cartellone. I disegni di Ceccotti, belli e coinvolgenti, danno un taglio “autoriale” a un fumetto avvincente che però avrebbe potuto essere felicemente popolare con maggior vantaggio di tutti (della storia, degli autori e dei lettori), e non si capisce fino in fondo perché una storia che Alfred Hitchcock avrebbe raccontato in mezz’ora in uno dei suo celebri telefilm sia stata divisa in due volumi cartonati usciti a distanza di tempo l’uno dall’altro. In altre parole: un fumetto da edicola in un solo albo avrebbe raggiunto un pubblico maggiore, e un thriller del genere si sarebbe ben prestato al tradizionale taglio bonelliano. In ogni caso, “Monolith” si legge con facilità, con coinvolgimento e con piacere (lode allo sceneggiatore) sia nelle pagine in cui il dramma si sviscera e raggiunge l’apice, sia nelle tavole oniriche richieste dagli incubi, il delirio e le visioni (lode al disegnatore capace di cambiare registro con efficacia). Lodi infine alla Bonelli per il coraggio dimostrato nel battere nuove strade.

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