domenica 18 marzo 2018

IL SENSO DEL DOLORE



Maurizio De Giovanni
IL SENSO DEL DOLORE
Einaudi
2012, brossurato
216 pagine, € 12,00


Questo primo romanzo con protagonista il commissario Ricciardi venne pubblicato nel 2006 con il titolo "Le lacrime del pagliaccio" da Graus Editore, per poi venire di nuovo proposto l'anno successivo da Fandango con il titolo attuale. In seguito, visto il riscontro di pubblico le edizioni si sono succedute con il passaggio alla Einaudi fino alla versione a fumetti del 2017 realizzata dalla Bonelli. Sia la qualifica di commissario, sia l'ambientazione negli anni Trenta, sia il metodo di indagine "psicologico", sia il carattere burbero fanno di Ricciardi una sorta di Maigret in salsa napoletana, anche se sono evidenti gli elementi originali: la convivenza forzata e non indolore con il fascismo, i riferimenti a una realtà partenopea particolarmente documentata, ma soprattutto la caratteristica tutta ricciardiana dei fantasmi dei morti ammazzati che il poliziotto di De Giovanni ha il dono (o, per meglio dire, la maledizione) di vedere. Proprio il fantasma della vittima di turno sulla cui morte Ricciardi indaga ne "Il senso del dolore", quello del tenore Arnaldo Vezzi (ucciso nel uo camerino all'interno del teatro San Carlo prima di una rappresentazione de "I pagliacci"), fornisce al commissario uno degli indizi che lo portano a risolvere il caso. Il cantante, benché dotato di straordinario talento, si rivela un fetente di prima categoria e vien fatto di tifare per chiunque l'abbia ammazzato. Alla fine, infatti, lo stesso Ricciardi cerca di proteggere, per quanto possibile, il reo confesso - dimostrando una dose di umanità che gli fa onore (anche in questo c'è una somiglianza con Maigret). Del resto il commissario di De Giovanni ha appunto quel "senso del dolore" a cui allude il titolo: proprio la condanna della continua visione dei fantasmi lo porta a sentire su di sé il peso della sofferenza altrui, e lo incupisce trasformando il suo volto in una maschera impassibile dietro la quale cerca di difendersi, a costo di sembrare antipatico a tutti (a volte anche al lettore) trame che al fedele brigadiere Maione. Anche se per vie traverse, le indagini conducono  alla scoperta della verità e alla fine i perché e i percome sono convincenti e drammatici. Si uccide per fame o per amore, dice Ricciardi più volte nel corso del romanzo, e risulta aver ragione.

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