giovedì 12 aprile 2018

LA VENDETTA DEL DIAVOLO





Joe Hill 
LA VENDETTA DEL DIAVOLO
Sperling & Kupfer
2012, cartonato 
390 pagine



Ogni autore dovrebbe essere scelto per quel che è e non per quello a cui assomiglia, però non  si può non leggere "La vendetta del diavolo" senza tenere in considerazione il fatto che Joe Hill è il figlio di Stephen King (il suo nome per esteso è Joseph Hillstrom King). Va detto che gli fa onore aver scelto uno pseudonimo che lo differenzia dal padre e aver rivelato la sua identità solo dopo il successo dei suoi primi lavori. Nei ringraziamenti de "La vendetta del diavolo", Stephen King non è neppure rammentato. Eppure il racconto grida trasuda kinghianità da tutte le virgole: romanzo di formazione, mito dell'infanzia, amori adolescenziali, scontro con la realtà crudele del mondo degli adulti, continuo flashback tra passato e presente, presenza della magia e degli incantesimi di forze arcane, cattive amicizie con coetanei crudeli che crescendo diventano infidi ancora di più: sembra di leggere "It", "Carrie" o "A volte ritornano". Hill non riesce a staccarsi dall'immaginario del padre (anche su uno dei personaggi del romanzo ha la casa piena dei libri di Dean Koontz). Fa un po' sorridere il tentativo della Sperling & Kupfer di spacciare per "thriller" (così dice la scritta in copertina) un romanzo horror che comincia così: "Ignatius Martin Perrish vide il proprio riflesso nello specchio sopra il lavabo e si rese conto che durante il sonno gli erano spuntate le corna. Dalla sorpresa fece un balzo all'indietro e si pisciò sui piedi". Come incipit, lo trovo straordinario: impossibile, almeno per me, non andare avanti e scoprire il perché di quella trasformazione e come il protagonista decide di affrontarne le conseguenze. La prima parte del libro mostra appunto la scoperta da parte di Ig Perrish (una persona fino al giorno prima assolutamente normale, e con un passato di ragazzo buono e irreprensibile) della sua nuova condizione di demone umano dotato di sconvolgenti poteri, il più disturbante dei quali è l'incapacità di chiunque, di fronte a lui, di mentire e l'assoluta necessità di confidargli, anzi, tutti i più inconfessabili segreti. Così, Ig si rende conto di come nessuno dica realmente quello che pensa e come tutti condividano, appunto perché umani, ipocrisie, bassezze, debolezze e turpitudini: per la gioia di Freud, molte delle confessioni riguardano pulsioni sessuali e istinti di sopraffazione. Ma Ig non si sta trasformando in un diavolo per caso: c'è un motivo, legato a una casa su un albero da lui scoperta nel bosco quando era poco più che un ragazzo insieme alla fidanzatina Merrin, l'amore della sua vita. Una casa in cui i due fecero l'amore giurandosi che sarebbero rimasti insieme tutta la vita, e che però, dopo, scomparve: o almeno, non furono più in grado di ritrovarla. Un altro forte personaggio del romanzo è Lee, l'amico del cuore di Ig, a cui il giovane Perrish si sente legato per sempre perché l'altro, una volta, lo ha salvato dalle acque del fiume in cui lui stava per annegare. In apparenza, Lee è solo un ragazzo strano: in realtà è sociopatico e psicopatico, abituato a fingere e mentire, in grado di manipolare chi gli è vicino e fargli credere qualunque cosa. E' Lee il vero diavolo della storia, mentre Ig è un angelo ingenuo. Le cose cambiano quando Merrin, improvvisamente, tronca la storia con Ig che dura da anni e Ig litiga di brutto con lei per andarsene disperato a ubriacarsi. La ragazza sembra avere una storia con un altro. Il mattino successivo, Merrin viene trovata morta, uccisa dopo uno stupro. Ig è il rampollo di una famiglia facoltosa e gli avvocati pagati dal padre lo scagionano dopo che è stato accusato del'omicidio della ragazza. Ma, come il giovane Perrish scopre dopo che gli sono spuntate le corna e tutti gli dicono la verità, non c'è persona in città e nella sua famiglia che non lo ritenga un colpevole che l'ha fatta franca. Grazie ai suoi nuovi poteri, tenendosi nascosto come un reietto, Ig comincia a indagare per proprio conto, scoprendo come sono andate veramente le cose. E alla fine le corna che gli sono cresciute in testa si rivelano ciò che serve per saldare i conti con i veri assassini. Non solo: ci si rende conto come l'opera dell'apparente diavolo sia positiva non solo perché vendica Merrin (che aveva deciso di lasciare Ig covando un segreto ben diverso da quello che si poteva immaginare), ma perché aiuta a trovare la giusta strada e la giusta soluzione ai loro problemi a diverse persone travagliate e imprigionate in una vita che non è quella che vorrebbero: l'aspetto demoniaco non è necessariamente collegato al male assoluto, anzi. Il racconto è ipnotico e coinvolgente, anche se la prima parte è migliore della seconda e, alla fine, la posta in gioco è minimale: alla base di tutto c'è un solo omicidio da risolvere (anche se ci sono altre morti abbastanza sconvolgenti che restano sullo sfondo). Insomma: bravo Joe Hill, ma ne hai di strada da fare prima di poter competere con il tuo papà. 

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