venerdì 20 aprile 2018

L'IDEA FISSA (IL TROIO 5)





IL TROIO 5
L'IDEA FISSA 
di Andrea Camerini
Edizioni del Vernacoliere

2010

Le scritte di copertina "Tutto a colori" e "Contiene un sacco di roba inedita" dovrebbero invogliare all'acquisto gli acquirenti esitanti, ma ovviamente io non ho avuto alcuna esitazione, anche se avevo già letto sul "Vernacoliere" tutte le storie già apparse . A questo punto servono però due parole proprio su questa mitica rivista, "Il Vernacoliere". E' vero che è stampata a Livorno e presenta testi in gran parte in livornese, ma si trova ormai in quasi tutta l'Italia (vedo sempre le irriverenti locandine persino nelle edicole milanesi) e decifrare il vernacolo toscano non è mai stato un problema per nessuno. Si tratta di un mensile satirico che alterna testi e disegni. Ovviamente, bisogna essere pronti a trovarsi di fronte di tutto, parolacce, oscenità e blasfemie. Però, si tratta sempre di un tipo di trivilialità "colta", di un registro stilistico, che va contestualizzato in una tradizione. Il "Vernacoliere" è dissacrante, demistificante, politicamente scorretto, anticlericale. E' "di sinistra" ma fa ridere anche quelli "di destra". Sulle pagine della rivista livornese è nato, per esempio, "Don Zauker" di Daniele Caluri ed Emiliano Pagani, il duo che oggi realizza "Nirvana" per la Panini (i nuovi Magnus & Bunker, li ho definiti io). Un altro pezzo da novanta della rivista, insieme a Federico Sardelli, è Andrea Camerini. Il quale è noto ben oltre i confini del "Vernacoliere" come regista di corti cinematografici e animatore di sigle TV (sono suoi quelle delle rubriche di "Striscia la Notizia", da "I nuovi mostri" a "Fatti e rifatti"). Di Andrea sono amico da una vita (anche se, in effetti, è un po' che non vado a trovarlo nel ristorante di famiglia che gestisce sul golfo di Baratti), ricordo ancora quando, giovanissimo, veniva a farmi vedere un suo fumetto con protagonista un antico etrusco. Da vent'anni, Camerini disegna, fra le altre cose, le avventure del Troio, di cui questa è la quinta raccolta. Un personaggio pessimo e negativo come pochi altri mai (battuto forse solo da Don Zauker), una sorta di coatto livornese, un tamarro al cacciucco, uno Zanardi labronico, ma anche uno che i coatti e i tamarri (e forse anche gli Zanardi) li stende con un rutto, perché lui, indiscutibilmente, è superiore. Trenta/trentacinque anni, bello e biondo, senza voglia di lavorare, totalmente disinteressato ai problemi del mondo se non ai suoi, che sono soltanto quelli di evitare le ire del babbo che lo vuol buttare fuori casa e di trovare compagnia femminile, con qualunque mezzo lecito e meno lecito. Dunque, è questa l'idea fissa del titolo, com'è facile capire fin dalla copertina che cita la locandina del film su Larry Flint. "Ner mondo c'è tanta superficialità e menefreghismo - dice il Troio - ma tanto a me m'importa una sega: mi basta trombà". Scrive Paolo Ruffini nella sua introduzione: "Si legge, si ride e poi ci si sente meglio: una catarsi che sgorga fluente in nome di un concetto molto più alto della libertà: la libertà di essere delle teste di cazzo".

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